

TE LO DO 'IO FELLINI – BRUNO ZANIN, IL "TITTA" DEL FILM OSCAR "AMARCORD" VUOTA IL SACCO DEI RICORDI: "IN PUBBLICO AFFETTUOSO MARITO DELLA GIULIETTA MASINA; DIETRO LE QUINTE TIRANNICO CARCERIERE DI ANNA GIOVANNINI DETTA LA PACIOCCA, AMANTE TENUTA A SUA DISPOSIZIONE DENTRO UNA TORRE DI AVORIO – GOVERNAVA LA TROUPE IN MODO IMPERIOSO, URLAVA, PAREVA MOSÈ SCESO DAL SINAI. TOLSE IL SALUTO AL FRATELLO RICCARDO, COLPEVOLE D'AVER FIRMATO UN FILM DA DUE SOLDI CON IL COGNOME FELLINI. ERA UN VAMPIRO "
Stefano Lorenzetto per il " Corriere della Sera "
Un quasi mezzo secolo dalla consegna del premio Oscar ad Amarcord, il protagonista Bruno Zanin ha avuto una di quelle sorprese che ti cambiano la vita. In peggio: ha scoperto che non può avere la pensione come attore. «Mi sono rivolto a un patronato di Domodossola. Dall 'estratto conto Inps risulta che, nei 143 giorni trascorsi sul set fra gennaio e luglio del 1973, ero dipendente del tennis club Diano Marina. Assurdo.
Zanin abita ai piedi del monte Rosa, un Vanzone, in una vecchia baita. I capelli del Titta Biondi, che nel capolavoro di Federico Fellini incarnò l'amico d'infanzia del futuro regista, sono diventati grigi. Dal 2018 riscuote l'assegno sociale concesso ai meno abbienti: 470,90 euro al mese. «Per arrotondare, ho inventato il libro a chilometro zero».
Parla del suo romanzo autobiografico Nessuno ha mai fatto, scaturito da una violenza sessuale subita a 13 anni, un'opera di un missionario che poi si sarebbe impiccato in Venezuela. «Chi legge questo libro, non lo dimenticherà», ha scritto Ferdinando Camon. Fu pubblicato la prima volta dall'editore Tullio Pironti e tradotto anche in spagnolo. Ora l'autore è in ristampa in proprio e lo invia un messaggio attraverso la sua pagina Facebook.
bruno zanin con fellini sul set di amarcord
Com'è possibile che un attore figuri all 'Inps come giardiniere?
«Non ho mai messo piede in quella località ligure, anzi, una dirla tutta, nemmeno così si tuffò. Magari il Tennis club Diano Marina apparteneva al produttore Franco Cristaldi. Eppure sul libretto di lavoro è il timbro del legale rappresentante "Società F.C. Srl Amarcord". Mi sono risparmiato i contributi su altri film, produzioni Rai in appalto, spot pubblicitari, un paio di fotoromanzi, una stagione teatrale. Aggiungi dal dalteggio Enpals-Inps risultati che a retribuirmi come attore ci sono stati anche imprese sportive sportive.
Crede che anche Fellini fosse in regola come raccattapalle o allibratore?
«Come no». (Ride). [19659006]
Che tipo era il regista?
«Insuperabile. Pochi desideri eguagliarlo. Mi piace per caso fra il pubblico di Cinecittà, dopo che il suo amico Gustavo Adolfo Rol, il sensitivo torinese, gli aveva profetizzato: "Smetti di cercare il protagonista. Appena scritturato, a me Rol disse: "Sta 'attento, Zanin. Federico è un vampiro" ».
Aggiungi ….
«Era istrione, ruffiano, egocentrico, bugiardo patologico. In pubblico affettuoso il marito della moglie Giulietta Masina; dietro le quinte tirannico carceriere di Anna Giovannini detta la Paciocca, amante tenuta a sua disposizione dentro una torre di avorio. Governava la troupe in modo imperioso, urlava, pareva Mosè sceso dal Sinai. Tolse il saluto al fratello Riccardo, colpevole d'aver firmato un film da due soldi con il Fellini. Nella mia stanza nella stessa stanza del Policlinico Gemelli di Roma dov'era spirato il congiunto.
Non starà esagerando?
«Chieda a Moraldo Rossi, il suo primo aiuto regista. Comunque con me Federico era tenerissimo. Mi scriveva letterine gentili. Si vantava d'avermi raccomandato un Giorgio Strehler per Il campiello al Piccolo di Milano. Saputo che ero senza soldi, mi scritturò per Ginger e Fred, pagato profumatamente per non fare nulla nel ruolo di un paziente bendato, quindi irriconoscibile: secondo lui dovevo restare per sempre il Titta di Amarcord ».
] Qual è il suo più grande desiderio?
«Chiedere scusa a tutte le persone che ho ferito e scandalizzato con anticipo da filibustiere. Vorrei dire al regista Marco Tullio Giordana che sono molto addolorato per aver perso la sua amicizia. Mi ha dato un dono, la scrittura, che non sapevo di possedere. È una gran bella anima, non lo sento da una quindicina di anni. Colpa mia. Talvolta mi sono capita di essere cattivo perché le mie rotelle non sono sempre facili ».
L'AMARCORD – FEDERICO FELLINI “/> AMARCORD – FEDERICO FELLINI
«La buonanima di mia madre Adele, che mi ha insegnato sin da piccolo a credere bene, un perdonare, una sfida una mano a chi è in difficoltà. Ho avuto un 'infanzia edenica nei campi del Veneziano. Portavo i fiori alla Madonna, ripetevo all 'infinito la giaculatoria "Gesù e Maria vogio tanto bene" insegnatami da mia nonna Teresina, cadevo in estasi.
Durante una di queste trance, vidi una donna che affogava con due bambine in un canale. La sera parla in casa. L'indomani fu trovata una mamma annegata con le figliolette: s 'era suicidata ».
Crede ancora in Dio?
«Sì, ma ultimamente sono più dubitante che credente. Temo che Lui non si fidi più dell 'umanità, che ci abbia abbandonato al nostro destino. In duemila anni di cristianesimo lo abbiamo troppo deluso. Siamo egoisti, intolleranti, pronti a maltrattarci a vicenda, finti
Sento di essere fasullo anch 'io. Recito una commedia infinita. Lo dimostra questa intervista, in cui ho fatto di tutto per sembrare simpatico, intelligente e originale ».
Può dirsi felice?
«A volte mi capita di esserlo per qualche momento: un gatto che viene a strofinarsi tra le mie gambe, un cane che mi scodinzola, un bimbetto che mi sorride, un amico che mi telefona. Cose minime eppure enormi.
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